Le piante coltivate nei giardini dovevano deliziare sia lo sguardo che essere utili per la mensa o per la salute del proprietario: agrumi, alloro, acanto, biancospino , rose, tulipani, fresie si contendevano gli spazi e deliziavano la vista e l’olfatto dei visitatori.
Il bello e l’utile trovavano il loro giusto equilibrio tra le alte mura. Oggi gran parte di questi giardini sono scomparsi sotto colate di cemento, o distrutti dalla inconsapevolezza dei proprietari.
I pregi di tali giardini vengono descritti nella carta di Firenze:
Espressione dello stretto rapporto tra civiltà e natura, luogo di piacere, adatto alla meditazione o al sogno, il giardino acquista così il senso cosmico di un’immagine idealizzata del mondo, un “paradiso” nel senso etimologico del termine, ma che è testimonianza di una cultura, di uno stile, di un’epoca, eventualmente dell’originalità di un creatore.
Carta di Firenze
E’ opportuno che essi vengano censiti e tutelati cosi come cita la carta di Venezia e la successiva carta di Firenze[1] quali giardini storici, veri e propri monumenti, ultimi testimoni di quello che un tempo fu Mola.
[1] Riunito a Firenze il 21 maggio 1981, il Comitato internazionale dei giardini storici ICOMO-IFLA ha elaborato una carta relativa alla salvaguardia dei giardini storici che porta il nome di questa città.
Questa carta è stata redatta dal Comitato e registrata il 15 dicembre 1982 dall’ ICOMOS con l’intento di completare la “Carta di Venezia” in questo particolare ambito.
























































