La lama di San Giuseppe fa parte di quel sistema di lame che si susseguono in maniera regolare sia in direzione Nord (verso Torre a Mare) che in direzione Sud ( verso Cozze) di Mola.


Tutta l’area è stata frequentata sin dalla preistoria e rappresentava una importante via di comunicazione con Norba (Conversano).
Infatti l’attuale via Bovio collegava Mola con gli insediamenti del bronzo presenti in località Ruggiero, S.Bartolomeo, Javorra e Norba.[1]
Lungo questa via di comunicazione si rinvengono una domus rustica (?) di epoca romana in località Purgatorio (sito questo ancora da studiare), l’importante sito di Ruggiero e di S. Bartolomeo.
L’antico abitato di S. Bartolomeo, in territorio di Conversano, era situato sul dorso settentrionale di un avvallamento che si allunga in direzione Est-Ovest fino al “lago” Iavorra… la necropoli è andata completamente distrutta durante i lavori di “scasso”, permettendo nel 1956 soltanto il recupero del ricco corredo funerario di una grande tomba risalente alla seconda metà del IV sec. A.C..[2] [3]
Questa antichissima strada attraversava la lama di S. Giuseppe, che costituiva una ulteriore via di comunicazione tra la costa e l’entroterra.

Le lame in passato, per le loro caratteristiche geomorfologiche costituivano l’habitat ideale per gli insediamenti umani. Esse infatti garantivano l’approvvigionamento idrico, la necessaria mimetizzazione delle abitazioni ricavate nelle grotte presenti lungo i loro bordi, la comunicazione tra gli insediamenti costieri e quelli posti sul costone pre murgiano.
Tali funzioni si sono mantenute nel corso dei secoli con due periodi di massimo utilizzo: la preistoria ed il IV-V secolo dopo Cristo.
Il loro successivo impiego come vie di comunicazione secondarie, la presenza delle grotte, utilizzate come depositi, ne ha favorito un uso continuo nel tempo ed a volte illecito.
La lama di S. Giuseppe sbocca in quello che un tempo era il porto di Loreto, che era decentrato, ma non tanto rispetto alla città e costituiva un facile approdo per merci che giungevano da levante.
Tali merci erano sottoposte a controlli e gabelle ed era consuetudine, anche da parte dei ricchi feudatari, di eludere tali controlli facendo sbarcare le merci in porti minori ed in località poco controllate.
Anche la lama di S. Giuseppe, come narra la storia è stata utilizzata per traffici illeciti.

























[1] G. Berlingerio., La strada dei tufi, storia della viabilità molese dalla origini al XIX secolo, ed. Realtà Nuove, Mola di Bari 2003 p.11
[2] AA VV, Il popolamento antico nel sud-est barese, Museo Civico di Conversano, Grafiche Colucci,Monopoli,1981, pag.96-98
[3] V. L’Abbate, Museo civico di Conversano, la sezione archeologica, Schena, Fasano,1990, pag.82