Mola deve molto ai frantoi e secondo alcuni Autori anche il nome (mola, macina molitoria).
Ancora oggi sono presenti sotto la città una cinquantina di frantoi ipogei, in ogni piazza, largo, palazzo si nasconde un frantoio.
Una industria diffusa che ha consentito a Mola di raggiungere nel XVIII secolo un benessere mai raggiunto prima.
Le più abbienti famiglie molesi producevano olive che trasformavano in olio nei propri frantoi e lo esportavano “fuori regno” con le proprie imbarcazioni.
Nel frantoio si realizzava un connubio intimo tra campagna e mare accumunti da un terzo elemento l’olio; non a caso il capo operaio nel frantoio era il “nocchiero”.
La storia dell’olivo e quindi dell’olio è legata alla storia della Puglia e di Mola: per la sua produzione sono nati i trappeti, dai proventi del suo commercio sono stati costruiti palazzi, masserie, trabaccoli e pandore, in altri termini Mola.[1]






















[1] G. Berlingerio, L’oro di mola dalle grotte al mare, Levante editori, Bari,2010